Alla Morning Glory sabato c’è stato il Festival delle
fragole. Festival è una parola grossa, c’era un banchetto dove il cuoco che
assomiglia a Doc di Ritorno al Futuro cuoceva hamburger per tutti e massimo una
cinquantina di persone si radunavano tutte attorno per la loro porzione
giornaliera di colesterolo. Il loro arrivo, a dir la verità, sembrava un
ricevimento di Obama: tutti macchinoni enormi neri e una macchina della polizia
modello Robocop con l’immancabile cattivissimo poliziotto a veicolare i chayenne
dentro la fattoria. Ti chiedi chi mai stia per uscire da quei mostri enormi,
poi quando si aprono le portiere esce della gente inversamente proporzionale
alle macchine che guidano. Sono proprio come le fragole, che ti fregano nell’apparenza:
ti fanno vedere sempre il loro lato più rosso e luccicante, poi quando le giri per
prenderle sù ti accorgi che dall’altra parte sono tutte bianche o bacate. Non so
perché mi è venuto in mente Gianni Togni e il suo luna non mostri solamente la
tua parte migliore ma so che questo non è mai applicabile alle fragole. Comunque quando trovo una penna alla fattoria scriverò sui muri in latino evviva le donne evviva il buon vino.
Alla Morning Glory gli spray anti insetti sono le rondini.
Non so come facciano, ma quando arrivi, arrivano anche loro, in una flottiglia
di almeno quindici unità per ogni persona: ti planano davanti ad una velocità
supersonica, a volte senti le loro ali sfiorarti gli occhiali e non sono per
niente fastidiose perché sanno quando esattamente quando virare (comunque speri sempre che tutte siano nel pieno delle loro facoltà visivo-percettive, altrimenti ti si schiantano in faccia). Ti
proteggono meglio di uno zampirone e probabilmente a fine giornata non si
riescono più ad alzare in volo dalla panza che hanno.
Alla libreria di Edgartown l’altro giorno arriva uno con l’immancabile
jeppone enorme nero e si ferma proprio davanti all’ingresso. Chiede informazioni e
al mio consueto ‘sorri aim italian aim not spic inglish veri uell” fa due occhi
alla Totò Schillaci e incomincia a tessere lodi del nostro paese; dice che c’è
stato in vacanza nel 1951 a Palermo e a Genova dove vedeva la gente cantare per
strada, parla dell’opera italiana e di quello grosso che cantava la lirica. Chi,
Pavarotti? Gli faccio. E lui ‘no no, quell’altro”. Ah, ho capito, e tergiverso
e ci riprovo… intendi… Pavarotti! E lui, sì sì, lui lui, Pavarotti! Penso che
bere la birra di mattina faccia male.
Siamo sì a Martha's Vineyard ma siamo anche nella contea di Duke, e siccome l'altro giorno nella strada di casa ho beccato questo
spero sempre dopo il Generale Lee di trovare anche la fattoria di Bo e Luke!