Ieri ho assistito al mio primo 4 luglio americano, con
addosso la maglia di Del Piero che fa la linguaccia, il cuore italiano e le tre
stelle dei trenta, e sottolineo trenta, scudetti della Juve. Eravamo in pochi a non avere addosso qualcosa di americano: chi le bandierine sventolanti, chi
la maglietta, chi la tuba modello Abramo Lincoln,chi le collanine, chi il
cagnolino, tutti avevano vestiti a stelle e strisce, edifici compresi, avvolti tutti
da stendardi e coccarde bianche rosse e blu. Sembrava l’Italia dopo la vittoria dei Mondiali, anche
per quantità di gente che si è riversata nelle strade. Sui giornali dicono che
a Martha’s Vineyard ieri sono arrivate 80.000 persone: forse hanno un po’
sparato, ma erano un sacco comunque.
La parata del 4 luglio si è aperta con l’immancabile sfilata
militare e qui giù di urla e grida trionfalistiche, che stonavano con i
cartelli che inneggiavano alla pace e alla libertà americana... vabbè... libertà e pace...come cantava Guzzanti/Venditti ne Il Grande Raccordo Anulare, "a mettecce na' scritta su un cartello sso' bboni tutti". Comunque ci sono stati
carri di tutti i tipi; a me la roba che ha colpito è uno che sfilava con un
cartello che diceva: “ho scritto più di 55 articoli per il Martha’s Vineyard Gazette”. Non gli ho detto che, facendo una botta di conti, ne scritti più di 3.000, altrimenti si sarebbe suicidato. Ma qui è così, celebrano di tutto ed è il lato della
riconoscenza uno degli aspetti positivi di qui e lo si vede anche
alla fine di una giornata lavorativa, dove tutti ti fanno i
complimenti e c’è quasi come una sorta di terzo tempo rugbistico dove si
condividono le fatiche di una giornata. Qui il merito e la
riconoscenza si toccano proprio con mano ogni giorno ed è una cosa che si spera
torni ad esserci anche in Italia. Comunque chi per una cosa, chi per un’altra,
qui ognuno viene celebrato da tutta la città: sfila la squadra giovanile di
calcio che ha vinto il campionato regionale, sfila quella di baseball dell’high-school
che magari non ha vinto una partita che sia una, sfila il carro della nuova
libreria dalla quale sto scrivendo e che ha aperto poche settimane prima che
arrivassi qui. Sfilano tutti. Alla sera poi ci sono stati i fuochi d’artificio al
faro di Edgartown. Se dalla parata mi
aspettavo esattamente quello che ho visto, dai fuochi mi aspettavo qualcosina di più per essere una festa di questo genere. Bene, ma non benissimo. Ci stavano come il cacio sui maccheroni le frecce tricolori, ma quelle ce le abbiamo soltanto noi. Di
foto e video ne sono stati fatti un sacco, anche perchè è stato il primo e probabilmente ultimo 4 luglio che vedo sul suolo americano, ma è sulla via del ritorno a casa, a
parata conclusa e mentre tutta la marea di gente stava per lasciare il centro
di Edgartown, che è arrivata la foto migliore di tutte.
Bernie Lomax di Weekend con il morto!