domenica 5 agosto 2012

La nebbia in agosto, John Lennon e il paninaro



La nebbia ad agosto mi mancava nella mia collezione. Tocca vederle tutte. Per due mattine di fila Edgartown sembrava Londra, circondata da una brughiera un po' Sleepy Hollow e un po' mastino dei Baskerville. Ah dì.

All’Harbor Inn, un hotel lussuoso che sta di fronte al faro, c’era la mostra dei disegni di John Lennon, due dollari l’offerta minima per entrare. Dopo pochi minuti avevo già fatto alcune foto, sei o sette, quando mentre stavo zoomando su un foglio di carta con su scritta a mano da John Lennon la canzone Give Peace a Chance , uno della sicurezza mi si mette davanti tipo Causio su Maradona ai Mondiali dell' '82, vietandomi di farla e indicandomi il cartello “no photo” in basso rasoterra alla base della porta d’entrata, in modalità battiscopa. No ma mettilo più in basso quel cartello, che si vede proprio. Se vuoi, mi fa, puoi comprare una stampa della canzone scritta a mano da John Lennon e allora mi fiondo subito a prenderla per un regalo, quando vedo il prezzo: 1.800 dollari. Elamadonna. Per una stampa formato A4? Me la faccio a casa col pc.  Molti disegni di John Lennon sono disegnati con lo stile dei sinogrammi giapponesi, con pennello e inchiostro di china, ed infatti sembrano una calligrafia. Ecco, più dei suoi disegni, mi ha colpito la sua scrittura a mano: c’erano gli scritti di 25 canzoni e la sua calligrafia era molto più vicina ad un disegno di quanto non lo fossero i disegni stessi. In Asia la calligrafia è la forma più alta di pittura e allora sì può dire che sì, John Lennon sapeva anche disegnare: c’erano anche due disegni erotici che crearono scandalo in America nel 1970 e che vennero censurati ovunque, ma adesso evidentemente no, fanno bella mostra insieme agli articoli dei giornali all’epoca dei fatti. Mi viene sempre in mente che quando ci sono queste cose, lo scandalo e l’articolo con la critica, alla lunga nel tempo la vince sempre il primo. Comunque la mostra era curata da Yoko Ono – ecchissennò? – ma lei non c’era (non avevo dubbi).

Al ritorno il bus era guidato da uno che sembrava uscito dal 1987. Big Babol in bocca, zazzera alla Fausto Salsano, baffi tipo Terraneo e quando incrociava per strada gli altri bus della sua stessa linea salutava il guidatore con l’indice teso, alla maniera di Enzo Braschi quando diceva wild boys, wild boys. Trooooppo giusto. http://www.youtube.com/watch?v=Sv_WD2rG1Vo