tag:blogger.com,1999:blog-64912162328426789212024-03-12T16:42:40.307-07:00Un jeans e una magliettaCronache dall'isola di Martha's Vineyard. Avete presente l'isola di Amity dello Squalo? Ecco, quella!unjeanseunamagliettahttp://www.blogger.com/profile/09629078008820377484noreply@blogger.comBlogger30125tag:blogger.com,1999:blog-6491216232842678921.post-90666425871713282642012-08-21T13:59:00.003-07:002012-08-21T14:03:23.518-07:00Alla fine dopo tre mesi qua capisci che<br />
<div class="MsoNormal" style="font-family: inherit;">
<span style="font-size: small;">gli amerigani non sono poi così matti (in realtà lo sono), è che sono proprio di un altro mondo.
Non lo scopri in quello che ti arriva via tv o via sentito dire, perché poi le domande non te le fai e lasci correre. Ma quando le stranezze te le vedi davanti, non puoi non
chiederti robe tipo: perché alla Coop comprano il ghiaccio? Non possono farselo a casa nel
freezer? Perché mettono secchiate di zucchero nel sugo? Perchè mandano l’aria
condizionata in modalità Novosibirsk? Perché non hanno le tapparelle? Perché quando si gela girano in canottiera, infradito e calzoncini?
Risposte cumulative: perché a loro
piace così. Come facciano a sopravvivere è il vero mistero. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: inherit;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: inherit;">
<span style="font-size: small;">L’America quotidiana, quella che
dall’Italia non si vede, è fatta di vecchi pali della luce in legno dove si
sente l’energia elettrica passarci attraverso come uno sciame di mille zanzare
metalliche, è fatta di puzzole in giardino che non sono per niente come le
dipingono (se ne stanno buone lì, mangiucchiano quiete e indisturbate), è fatta
di gente che non conosci ma che ti saluta sempre per strada con un good morning
strascicato (“mrnig”), è fatto di lavori lì per lì pagati cash, di jeepponi
enormi che per salirci sopra devi essere Messner ma che si fermano sempre se
devi attraversare la strada. La provincia amerigana è fatta di bus gratis con
dentro la radiotrasmittente cb a banda cittadina, di prezzi che non sono mai
quelli sul cartellino del negozio (sovrattassa alla cassa, ciccio), è fatta di
una notte buia che più nera non si può e del bianco accecante di casette sull’oceano;
è fatta anche di lavandini dove l’acqua fredda è solo fresca e quella calda è
ustionante. Ci si può informare quanto si vuole prima di partire per gli Usa ma
resta il fatto che non si arriva mai preparati in America: non
puoi immaginare, ad esempio, di non trovarci odori. L’America è inodore. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: inherit;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: inherit;">
<span style="font-size: small;">Comunque ho capito che la
scoperta dell’America non dipende dalle miglia percorse in automobile o dal
numero degli Stati visitati, ma dai dettagli, dice il buon vecchio Servegnini.
Bon, direi che l’ho scoperta abbastanza. Magari la prossima volta la visito.
Tra qualche anno però, eh? </span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: inherit;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; font-family: inherit; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjWImVOQ_-ODsAldnsB-EPgAfFYXDb9dwtfF2YBB-CieUjy6pR1zVMxjUA00P4DdDzZLS4Y65e5EOe1BJtxXCCU_hQAo_wVJGS48UwNWPH8Ro2KB_CDE5ctQAsLLJNTqxwXs_AA0sVAVmY/s1600/IMG_3133.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjWImVOQ_-ODsAldnsB-EPgAfFYXDb9dwtfF2YBB-CieUjy6pR1zVMxjUA00P4DdDzZLS4Y65e5EOe1BJtxXCCU_hQAo_wVJGS48UwNWPH8Ro2KB_CDE5ctQAsLLJNTqxwXs_AA0sVAVmY/s640/IMG_3133.JPG" width="480" /></a></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
unjeanseunamagliettahttp://www.blogger.com/profile/09629078008820377484noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6491216232842678921.post-35762297354145450222012-08-15T06:03:00.003-07:002012-08-16T04:16:19.604-07:00Dagli estremi confini dell'impero d'oriente<br />
<div class="MsoNormal" style="font-family: inherit;">
<span style="font-size: small;">I giornali di Martha’s Vineyard
hanno in prima pagina l’enorme muso di uno squalo bianco, ma mica per la
Jawsfest. Qui c’è n’è uno vero che sguazza da luglio in queste acque ed essere
qui, nell’isola dello Squalo, mentre dopo 76 anni un pescecane enorme terrorizza
(esagero, ma la mente vaga in fretta) Martha’s Vineyard e tutta Cape Cod è il
massimo. E’ come andare sull’isola qui vicino di Nantucket e scoprire che c’è
realmente una balena bianca furibonda al largo. E così, per completare l’opera,
mi sono preso pure il libro (abbastanza piccolo) di Peter Benchley dal quale è
stato tratto il film.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: inherit;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: inherit;">
<span style="font-size: small;"> Leggo sul sito del Corriere della Sera di
Jovanotti che se ne va in America per un anno, a New York. Non so se dirgli
“fermo, dove vai, sei matto!”, oppure no. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: inherit;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: inherit;">
<span style="font-size: small;">L’altro giorno alla Morning Glory
faccio a uno: avete vinto le Olimpiadi, contenti? La sua risposta: noi vinciamo
in tutto. Oltre al mavaacaghè che è volato immediato mi sono anche chiesto come
sia possibile tenere insieme su questa unica idea – semo i mijori ar mondo - una nazione così gigantesca, con sei fusi
orari diversi da New York a Los Angeles e un botto di gente che non sto neanche
a guardare su Wikipedia quanti sono. Perché se c’è una cosa dove gli amerigani
sono praticamente tutti uniti è il patriottismo. Cioè, non parlo di semplice
difesa dei pregi del proprio paese, quella che anche noi abbiamo per l’Italia,
ma una vera e propria devozione da Impero Galattico che fa paura.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: inherit;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: inherit;">
<span style="font-size: small;">Alle medie guardavo un sacco di
wrestling su Italia Uno commentato da Dan Peterson e quando nel 1991 scoppiò la
guerra del Golfo apparve un nuovo personaggio sul ring della World Wrestling
Federation, tale Sergent Slaughter, un iracheno. Lo fecero combattere con l’eroe
nazionale Hulk Hogan e ovviamente chi vinse? Figurarsi. Nel 1987 ci fu una
crisi in Afhganistan con i russi di mezzo e nei cinema apparve Rambo III, con
Stallone che andò tra le dune richiamato dal sergente Trautman (cioè lo zio
Sam) a crivellare tutti. L’eroe amerigano che da solo vince contro tutti i
russi e con un cacciavite in mano fa miracoli. A proposito, avete notato che ora al cinema
ri-spopolano i supereroi (ovviamente amerigani) dei fumetti?</span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: inherit;">
<span style="font-size: small;">L’altro giorno in tivù è andata
una pubblicità del genere: scorrevano immagini di tutto quello in cui gli
amerigani sono arrivati primi e ci hanno messo in mezzo pure il telefono
inventato da Bell, quando invece l’ha inventato Meucci. E lì mi sono anche
chiesto, ma cosa vuoi che ne sappia un bambino amerigano di Meucci
se lo bombardano continuamente in tv con slogan rapidi e precisi sul fatto che
il telefono l’ha inventato Bell? (sì vabbè ci sarebbe la scuola, ma a 'sto punto dubito anche dei libri amerigani)</span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: inherit;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: inherit;">
<span style="font-size: small;">A me piace un sacco la decadenza.
Alle medie non vedevo l’ora di arrivare al punto del libro di storia dove
cominciava a crollare l’Impero Romano d’Oriente, perché avevo già assaporato l’effetto
sublime che faceva alle elementari. I primi saccheggi dei barbari agli estremi
confini dell’impero, le prime crepe. Anche l’arrivo del Nulla ne La Storia
Infinita, lo stesso effetto. Ma perché? Perché dentro la decadenza pregusto la
rinascita, come il regno di Fantàsia. Chissà quando rinasceranno gli Usa. Boh,
io intanto comincio a fare i pacchi, che è meglio.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEixSJBgdltH-A0rlLl1yR1ycqJ1jnzt0O-0WR94IdPHa9-4tmJI0zMovEMEBJvxKqKfa-5qZRAvCWkjOPG8RPuePq4qHTHDo3HjLyE1934pOv7TZ0G_2Z3NA1PVIgCpvPrzfrW9bRkKuH4/s1600/IMG_3688.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEixSJBgdltH-A0rlLl1yR1ycqJ1jnzt0O-0WR94IdPHa9-4tmJI0zMovEMEBJvxKqKfa-5qZRAvCWkjOPG8RPuePq4qHTHDo3HjLyE1934pOv7TZ0G_2Z3NA1PVIgCpvPrzfrW9bRkKuH4/s640/IMG_3688.JPG" width="640" /></a></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
unjeanseunamagliettahttp://www.blogger.com/profile/09629078008820377484noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6491216232842678921.post-50404994741179032112012-08-11T11:32:00.001-07:002012-08-11T11:32:35.886-07:00Oh, alla fine c'erano anche loro<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjpMh9jy-FOr66LtykIv9-1nfTLQj3hzrWstiU2bwbsiohWlxHlZvuhrkxKJvLooAN6WOJaHUhr7ycRejH3VtMk5-kfY08NrhGK-1C7N5HgWhSJXa-J1tkse7h46-dPgizXWskryK4ml_s/s1600/IMG_3604.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjpMh9jy-FOr66LtykIv9-1nfTLQj3hzrWstiU2bwbsiohWlxHlZvuhrkxKJvLooAN6WOJaHUhr7ycRejH3VtMk5-kfY08NrhGK-1C7N5HgWhSJXa-J1tkse7h46-dPgizXWskryK4ml_s/s640/IMG_3604.JPG" width="640" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<br />unjeanseunamagliettahttp://www.blogger.com/profile/09629078008820377484noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6491216232842678921.post-38482627101253056992012-08-09T08:23:00.002-07:002012-08-11T11:14:24.242-07:00Ah m'alora è sopravvissuta!<br />
<div class="MsoNormal" style="font-family: inherit;">
A Martha’s Vineyard la sensazione
di “questo l’ho già visto ma non so chi è” ce l’ho sempre, forse perché un viso,
a differenza dei nomi, tendo a non dimenticarlo. E quando sei alto così e un
viso lo vedi tipo un centinaio di volte, merito del videoregistratore e di una
cassetta VHS quasi consumata, poi non te lo scordi nemmeno quando in tutte quelle
cento volte che l’hai vista lei aveva solo vent’anni e ora ne ha sessantacinque.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: inherit;">
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhkdyqYmJboPL6qohqUh9IiEfP0H-bfBe-b648Kxs55ro16KSV7j14M44YTNHeevypk70K1o0hKCOSEMlK0S_5-tQIBY9UZjjLlocVFKinqLSnNRVyntEkmJUrubJ3icbL7fc4LBy6KmsQ/s1600/chrissie+2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhkdyqYmJboPL6qohqUh9IiEfP0H-bfBe-b648Kxs55ro16KSV7j14M44YTNHeevypk70K1o0hKCOSEMlK0S_5-tQIBY9UZjjLlocVFKinqLSnNRVyntEkmJUrubJ3icbL7fc4LBy6KmsQ/s320/chrissie+2.jpg" width="320" /></a></div>
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; font-family: inherit; text-align: center;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: inherit;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: inherit;">
Ma come chi è? E’ Chrissie, la prima vittima de Lo Squalo, quella della scena d’apertura,
quando un po’ sbronza va a fare il bagno di notte dopo una festicciola in
spiaggia, viene azzannata sott’acqua e poi sballottata qua è là <a href="http://www.youtube.com/watch?v=yrEvK-tv5OI">http://www.youtube.com/watch?v=yrEvK-tv5OI</a>. La scena madre,
quella che tutti ricordano, forse anche perché lo squalo non si vede. E’ là
sotto che strattona e il mostro quando non si vede fa più paura. Le urla di Chrissie furono talmente reali che non solo spaventarono Richard Dreyfuss quando vide per la prima volta la scena, ma consentirono anche allo squalo di fare un ingresso maestoso. [ in realtà è andata così: le hanno legato corpo e piedi a delle funi e poi da riva un gruppo di persone la tirava quà e là correndo sulla battigia, mentre un argano la tirava giù sott'acqua]. Il primo particolare che il mio cervello ha messo
davanti nella fase di riconoscimento della persona è stata l’abbronzatura: è abbronzata esattamente come nel 1975 alla luce del falò sulla spiaggia. Poi la
bocca, poi il naso, poi i capelli lunghi biondi, ovviamente tinti. L’ho
riconosciuta subito, l'ho fermata per strada e via con la foto. Lì vicino c’era anche Carl Gottlieb, che ha recitato una piccola parte in
M.A.S.H., ma che è stato soprattutto il co-sceneggiatore de Lo Squalo, dove è
apparso anche come attore, tipo Hitckock quando s’infilava nei suoi film, e c'era anche Joe Alves, il produttore. Non
sono previsti gli arrivi di Spielberg o di Richard Dreyfuss (l’oceanografo Hooper),
mentre Robert Shaw (il burbero Quint) e Roy Scheider (il tenente Brody) sono
morti. Non c’era nemmeno “Bruce”, ovvero uno dei tanti squali utilizzati nel
set del film, ma ci sono parti di esso, credo un paio di pinne dorsali. Oggi qui è iniziata la Festa dello Squalo, che mancava
dal 2005, una quattro giorni che celebra il film che ha cambiato la storia del
cinema e pure quella di questa piccola isola del Massacchussets, che da dentro non è poi così tanto piccola. Del resto un'isola è un'isola solo se la si guarda dal mare. Pochi giorni fa nelle
acque qui di fronte, a Cape Cod, un pescecane ha attaccato uno (scampato!)
ed è la prima volta che succede negli ultimi 76 anni. L’ultima volta che uno
squalo bianco ha attaccato una persona nel Massacchussets è stato nel 1936, e quella volta
la vittima, un sedicenne, non scampò. Ma tra tutti gli anni, proprio quando
vengo io lo squalo bianco riprende a rompere le balle?</div>unjeanseunamagliettahttp://www.blogger.com/profile/09629078008820377484noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6491216232842678921.post-52622723069072757902012-08-05T16:10:00.002-07:002012-08-05T16:30:32.556-07:00La nebbia in agosto, John Lennon e il paninaro<br />
<br />
La nebbia ad agosto mi mancava nella mia collezione. Tocca vederle tutte. Per due mattine di fila Edgartown sembrava Londra, circondata da una brughiera un po' Sleepy Hollow e un po' mastino dei Baskerville. Ah dì.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
All’Harbor Inn, un hotel lussuoso che sta di fronte al faro,
c’era la mostra dei disegni di John Lennon, due dollari l’offerta minima per
entrare. Dopo pochi minuti avevo già fatto alcune foto, sei o sette, quando mentre
stavo zoomando su un foglio di carta con su scritta a mano da John Lennon la canzone <a href="http://www.youtube.com/watch?v=dQdyEw6jfGQ">Give Peace a Chance</a> , uno della sicurezza mi si mette davanti tipo Causio su Maradona ai Mondiali dell' '82, vietandomi di farla e
indicandomi il cartello “no photo” in basso rasoterra alla base della porta d’entrata,
in modalità battiscopa. No ma mettilo più in basso quel cartello, che si vede
proprio. Se vuoi, mi fa, puoi comprare una stampa della canzone scritta a mano
da John Lennon e allora mi fiondo subito a prenderla per un regalo, quando vedo
il prezzo: 1.800 dollari. Elamadonna. Per una stampa formato A4? Me la
faccio a casa col pc. <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Molti disegni di
John Lennon sono disegnati con lo stile dei sinogrammi giapponesi, con pennello
e inchiostro di china, ed infatti sembrano una calligrafia. Ecco, più dei suoi disegni,
mi ha colpito la sua scrittura a mano: c’erano gli scritti di 25 canzoni e la
sua calligrafia era molto più vicina ad un disegno di quanto non lo fossero i
disegni stessi. In Asia la calligrafia è la forma più alta di pittura e allora
sì può dire che sì, John Lennon sapeva anche disegnare: c’erano anche due
disegni erotici che crearono scandalo in America nel 1970 e che vennero
censurati ovunque, ma adesso evidentemente no, fanno bella mostra insieme agli
articoli dei giornali all’epoca dei fatti. Mi viene sempre in mente che quando
ci sono queste cose, lo scandalo e l’articolo con la critica, alla lunga nel
tempo la vince sempre il primo. Comunque la mostra era curata da Yoko Ono –
ecchissennò? – ma lei non c’era (non avevo dubbi).<br />
<div class="MsoNormal">
</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Al ritorno il bus era guidato da uno che sembrava uscito dal
1987. Big Babol in bocca, zazzera alla Fausto Salsano, baffi tipo Terraneo e
quando incrociava per strada gli altri bus della sua stessa linea salutava il
guidatore con l’indice teso, alla maniera di Enzo Braschi quando diceva wild
boys, wild boys. Trooooppo giusto. <a href="http://www.youtube.com/watch?v=Sv_WD2rG1Vo">http://www.youtube.com/watch?v=Sv_WD2rG1Vo</a><br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjMrean-6CMiqqy18Znx30JEieGVKZQ5kweDFPl9-GEO2j82RWaM-m2P-H5nG47V415jorn5MsVZ3wgX9R0IBe98mT9FeBOFV1BZS8NTx9Y85wBhyphenhypheniX0QMGHdSBbcG-jfwSVzKy7ySDOEo/s1600/pizza.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjMrean-6CMiqqy18Znx30JEieGVKZQ5kweDFPl9-GEO2j82RWaM-m2P-H5nG47V415jorn5MsVZ3wgX9R0IBe98mT9FeBOFV1BZS8NTx9Y85wBhyphenhypheniX0QMGHdSBbcG-jfwSVzKy7ySDOEo/s400/pizza.jpg" width="300" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
</div>unjeanseunamagliettahttp://www.blogger.com/profile/09629078008820377484noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6491216232842678921.post-35975717351582889682012-08-02T11:56:00.000-07:002012-08-02T12:24:24.857-07:00Agosto, comincia la stagione degli uragani, 'nnamo bbene...<br />
<div class="MsoNormal">
L’altro giorno siamo tornati dove siamo sbarcati, a Vineyard
Heaven, l’entrata principale per Martha’s Vineyard. Era il 4 giugno e sembra un
anno fa, c’erano sì e no 10 gradi, si bubbolava e pioveva tipo Londra, inoltre
i cell non funzionavano e noi, nel deserto assoluto di un porticciolo sull’Atlantico
con un clima novembrimo, dovevamo aspettare una per venirci a prendere e che
avevamo sentito solo per mail. Non avremmo scommesso una lira che si sarebbe
materializzata di lì a poco. </div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Comunque a Vineyard Heaven ci ritorniamo dopo due
mesi qua, giusto per vedere com’è, e nel prendere il bus dal centro di
Edgartown vedo una scena da film, anche abbastanza d’impatto: un carcerato, in
ciabatte, portato per un tratto di strada da un poliziotto verso il tribunale,
ammanettato e incatenato anche ai piedi, che procedeva con passi stanchi e
ravvicinati, con i capelli lunghi e unti, ciondolante, sembrava destinato al
patibolo. Il fatto è che una scena del genere in Italia non te l’aspetti di
vederla per strada, magari vicino ad una caserma toh, ma non con i turisti a
pochi metri. </div>
<div class="MsoNormal">
Preso il bus, linea n°1, la strada per Vineyard Heaven è
tutta dritta e quando il guidatore accende la radio e senti lo speaker ripetere
le frequenze della WMVY, sembra veramente di stare in America. Le stazioni
radio della parte Est iniziano con la W, quelle dell’Ovest con la K, non
chiedetemi il perchè. Comunque a Vineyard Heaven non è che ci sia poi molto da
visitare, è una Edgartown in miniatura, ma più tendente a Twin Peaks. E’ forse
la cittadina più americana dell’isola, ha una sua periferia isolata dove magari
ci trovi anche il cadavere di Laura Palmer. Sono andato a vedere una galleria
di arte contemporanea, solo che di contemporaneo aveva soltanto i visitatori:
magari trovo di meglio domenica, quando a Edgartown ci sarà una mostra di
disegni di John Lennon. Al ritorno in bus il cielo si aperto ed è venuta giù
una cascata d’acqua che sarà durata per 7 ore, pensavo che si sarebbe allagata
tutta l’isola e che l’appartamento sarebbe galleggiato via alla deriva e invece
niente, qui il terreno assorbe tutto. Siamo in Agosto e nella costa Est degli Stati
Uniti inizia la stagione degli uragani: c’era una mappa su Internet con le zone
in allerta da ora fino a ottobre circa, comprende tutta la costa degli Usa da
New Orleans fino al Maryland nei pressi di Washington. Fiuuu, noi siamo più in
su, anche se in biblioteca c’è un biglietto sinistro, un manuale sul come fare
in caso di uragano. Ci manca solo quello.</div>unjeanseunamagliettahttp://www.blogger.com/profile/09629078008820377484noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6491216232842678921.post-38159082669400641242012-07-31T04:35:00.000-07:002012-07-31T04:52:35.350-07:00Fermati e Compra, la Coop de noantri dove se sbagliano i conti non paghi la spesa<br />
<div class="MsoNormal">
Lo sport nazionale serve per capire le budella di un paese. Il
baseball, la conquista della casa base, cuscinetto dopo cuscinetto, come il
football americano, centimetro dopo centimetro, è la lotta per prendersi le
terre dell’Ovest che questo popolo ha fatto alla fine dell’Ottoccento (e in
Italia siamo così difensivisti perchè siamo
un popolo che è stato invaso da tutti, sempre in trincea a proteggere i propri
confini come Cannavaro). Volevo capire le budella di Martha’s Vineyard anche
attraverso lo sport, ma qui sembrano solo correre tutti. E quindi? Quindi mi
metto a guardare i volti e in un’isola così scarsamente popolata per centimetro
quadrato il maggior assembramento di gente è allo Stop & Shop, Fermati e
Compra, la Coop de noantri, che fortunatamente è di fronte a casa nostra. C’è
da dire che gli amerigani mangiano solo per buttare roba dentro allo stomaco,
fanno la spesa solo una volta a settimana e dunque caricano i carrelli in
maniera spropositata. Guardare nel carrello della spesa di un amerigano è peggio
che vedere un film splatter. Io mi fido solo della Barilla. Una volta che ho
azzardato un sugo non barilliano l’ho sputato dopo due secondi: vallo ad
immaginare che gli amerigani nel sugo ci mettono quintalate di zucchero. </div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Comunque i primi volti che mi hanno colpito allo Stop &
Shop sono quelli appesi ad un muretto vicino alle casse, fotografati con la
bandiera americana in posa da reduci del Vietnam. Sono quelli che lavoravano lì
e sono passati a miglior vita, intendo che sono morti, non che hanno cambiato
lavoro. Alle casse sono sempre in due, uno che fa i conti e l’altro che
imbusta: nessuno supera i 20 anni. Mi sono chiesto perché, poi mi sono voltato
verso la gente che c’era dietro di me e mi sono ricordato dei carrelli
stracolmi. Talmente stracolmi che serve un addetto per imbustare la roba. Far
la spesa in Italia è anche fermarsi a chiacchierare due secondi con chi si
conosce, ma qui no. Sono focalizzati sull’obiettivo e così l’amerigano in cerca
del marshmallow sembra Terminator in cerca di Sarah Connor, non si fermerà
finché non raggiungerà il suo scopo. Lo vedi con gli occhi fissi, individua la
preda, si dirige lì con il suo carrello in modalità spazzaneve e prende la roba
che deve prendere. Missione compiuta, avanti col prossimo obiettivo. Al di
fuori dello Stop & Shop tutti ti salutano, dentro, a meno venti gradi,
diventano tutti predatori.</div>
<div class="MsoNormal">
La caratteristica dello Stop & Shop è che se il cassiere
o la cassiera sbaglia a fare il conto, la spesa non la paghi. Ci vuole dell’abilità
nell’individuare lo sbaglio in uno scontrino lungo chilometri districandosi tra
sconti e offerte, ma c’è chi ci riesce e ne ha fatta una vera professione, come
uno che ci ha spiegato quante volte riesca a farla franca. Per me sceglie
appositamente i conti complicati per indurre allo sbaglio e uscirne sempre con
la spesa gratis.</div>
<div class="MsoNormal">
Io non ho speranze, entro allo Stop & Shop per prendere
solo un sugo, come possono sbagliarsi? E infatti non si sbagliano mai. Davanti
allo Stop & Shop vedo uno sui settantanni che sembra chiamare l’autobus e
invece fa l’autostop. E’ la prima volta che vedo uno di quell’età fare l’autostop.
Io sono troppo vecchio per farlo, prendo l’autobus va.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjp78GqNIF5eP5GFawLs0egDPmCEhczBKZ4eG6_lB-58Ry2ohyYhGK_gzWtpGBmQcQVRu_QiLhUGbMe-P6k189bB62ItOrfpOmlPThr9AxzVvI0TZ0-XUeA0AXgssgszDGA4ziUB_bfVvM/s1600/old.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjp78GqNIF5eP5GFawLs0egDPmCEhczBKZ4eG6_lB-58Ry2ohyYhGK_gzWtpGBmQcQVRu_QiLhUGbMe-P6k189bB62ItOrfpOmlPThr9AxzVvI0TZ0-XUeA0AXgssgszDGA4ziUB_bfVvM/s640/old.jpg" width="640" /></a></div>
</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
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</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>unjeanseunamagliettahttp://www.blogger.com/profile/09629078008820377484noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6491216232842678921.post-90294677061590362602012-07-27T16:03:00.000-07:002012-07-27T16:03:43.837-07:00<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjS5vGYgWPdRotQfrKmWYyfXILsCEbr4-S7_mVvCdpbfa7LnAXcBlrwig9x4humlODElBW5sVr2NVJWWP-AOPyyGV6L5fsOiZog8g04KzZ2JE9JpvhzJyHEOeqHiiGh2eeovg9sV7-iOUY/s1600/IMG_2643.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjS5vGYgWPdRotQfrKmWYyfXILsCEbr4-S7_mVvCdpbfa7LnAXcBlrwig9x4humlODElBW5sVr2NVJWWP-AOPyyGV6L5fsOiZog8g04KzZ2JE9JpvhzJyHEOeqHiiGh2eeovg9sV7-iOUY/s640/IMG_2643.JPG" width="640" /></a></div>
<br />unjeanseunamagliettahttp://www.blogger.com/profile/09629078008820377484noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6491216232842678921.post-72047332048433887372012-07-24T09:06:00.002-07:002012-07-29T14:52:27.473-07:00Come ho già scritto qualche tempo fa, l’isola di Martha’s Vineyard è una zona protetta<br />
<div class="MsoNormal">
da tutte le industrie in serie che colonizzano l’America:
Starbucks, McDonalds eccettera qui sono offlimits e solo ad una piccola catena
di gelati, la DQ che credo voglia dire Dancin’ Queen ma forse anche no, è stato
dato il permesso di aprire il proprio negozietto sull’isola, ma solo perché è
un loculo di pochi metri quadrati e quindi non è per niente invasivo. E’
vietato anche tagliare alberi o quant’altro, dunque moltissime case sull’isola,
fuori dal centro cittadino, sono letteralmente immerse dalla vegetazione, che è
fittissima e di un verde scuro tipo Foresta Nera. E se sono buie
adesso, in pieno giorno e in piena estate, figurarsi in autunno e in inverno
quando fa notte prima. Non ci sono cartelli pubblicitari, le insegne dei negozi
sono ridotte al minimo. E anche l’illuminazione. A Martha's Vineyard sono preservati anche i vecchi
lampioni, sembrano quelli che c’erano a Rimini nel
dopoguerra, che poi sono anche gli stessi che ho visto da piccolo, quelli che
illumivanano solo con un'ellisse alla base del palo. Tutt’attorno buio
pesto. Ora non c’è più quasi alcuna differenza tra il giorno e la notte, Rimini
è illuminata ovunque di sera con lampioni supermoderni con led a basso costo e
luci tipo a San Siro, ma 20-25 anni fa non era certo così, ancor di più nella
Barafonda rispetto a Rimini centro. Il buio era veramente nero, faceva paura
andare nel retro non illuminato del condominio, dove si annidavano mille mostri
(forte!).Qui ho rivisto quel buio.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhTOQAeRjjymKhjhZ6HsTp8pHq02miXRriPutbvtb9JP_kaS3JBfxNyWEO6PkLoG74yNWJQDdNB5fQqPLQ3opNLkXCT9d9sib0pc4d6Hj1rEgLNj_VtYX2KW-u0zPlb4XTJPmc6WvacXfU/s1600/IMG_1763.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhTOQAeRjjymKhjhZ6HsTp8pHq02miXRriPutbvtb9JP_kaS3JBfxNyWEO6PkLoG74yNWJQDdNB5fQqPLQ3opNLkXCT9d9sib0pc4d6Hj1rEgLNj_VtYX2KW-u0zPlb4XTJPmc6WvacXfU/s400/IMG_1763.JPG" width="400" /></a></div>
<br />
Questa foto
non è stata scattata in campagna, ma un sabato sera nel centro di Edgartown. Non c’è neanche
bisogno che ci sia qualcuno affacciato alla finestra, vero? La mente già lavora
per noi e ci aggiunge da sola il personaggio che vuole, oppure anche niente, ma dietro quelle finestre lì succede comunque qualcosa. Ma non si tratta solo
di questo. Il fatto è che un buio del genere dà anche un cielo stellato che non
avevo mai visto prima, se non al planetario alle elementari, solo che quello
era finto, riprodotto sul soffitto. Qui infatti non si vedono solo le stelle,
ma si vede anche il pulviscolo stellare tra di esse, anche se purtroppo non è
fotografabile (ci ho provato, ma niente, mi ci vorrebbe un telescopio digitale portatile): sembra di vedere l’intera via Lattea
e il merito è solo di questo buio che più buio non si può. Il massimo per uno
cresciuto a pane e zio Tibia. Quando il wi-fi becca in casa è dunque anche l’occasione
giusta per vedere la sera su Youtube i film di Dario Argento degli anni 70:
l’Uccello dalle piume di cristallo, Profondo Rosso, il Gatto a nove code,
Quattro mosche di velluto grigio, Tenebre, Dèmoni, eccetera. Non fanno certo
paura come il buio della Barafonda dei primi anni 80.</div>
<div class="MsoNormal">
Un'altra caratteristica dell’isola sono anche i fili degli
impianti elettrici, con le dinamo giganti appese sotto le intersezioni dei pali
di legno a forma di “T” e che si possono vedere in qualsiasi film amerigano
ambientato negli anni sessanta. Da noi mica ci si accorge quando la corrente
passa tra i fili, avviene tutto in silenzio. Qui invece si sente, come un
nugolo di zanzare metalliche che ti passano sopra la testa. </div>unjeanseunamagliettahttp://www.blogger.com/profile/09629078008820377484noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6491216232842678921.post-44232358290994613282012-07-21T17:14:00.000-07:002012-07-27T16:13:06.400-07:00Oggi siamo tornati ad Oak Bluffs per il torneo di caccia agli squaliche accalca sul molo centinaia e centinaia di persone per
vedere issati i pescecani su di un trespolo che sembra una ghigliottina. Nelle
settimane scorse, come penso tutti gli anni, sono fioccate le polemiche su
questo torneo e c’erano sul molo tre o quattro cartelli di protesta su questo
divertimento legato all’uccisione di un animale: in acqua c’era uno, avrà avuto
60 anni, con la barba lunga bianca tipo Gandalf che vogava una canoa di
protesta, credo fosse un hippy originale, proprio di quei tempi là. Tutt’attorno
invece sembrava Montecarlo durante il Gran Premio di Formula Uno: avete
presente tutte quelle imbarcazioni stralusso con sopra gente di stralusso che
si guarda distratta le corse dalle barche sfoggiando tutto lo sfoggiabile?
Ecco, così. Tutti con il loro Energy drink a portata di mano, i vestiti
eleganti etc… etc… etc… insomma nulla che possa attirare la mia attenzione, che
normalmente si disattiva quando vede una massa di gente tutta uguale, tutta con
la stessa pettinatura ,tutta con la stessa massa e pure con la stessa intonazione nel
parlare (qui negli Usa si parla solo ad una tonalità, non sembrano avere picchi
o variazioni, non hanno una parlata musicale per niente). <span class="Titolo5Carattere">C</span>’è
veramente qualcosa di inquietante nel vedere questa massa di gente che si
comporta tutta alla stessa maniera, sembrano tutti usciti da una fabbrica di plastica, tranne un tizio che
sembrava quello della Bistefani che fa Babbo Natale e che prima di venire al
molo dipingeva sotto il suo portico, e un altro che portava il berretto da reduce
del Vietnam.<br />
<br />
Oh, arriva la prima barca con lo squalo! Lo speaker biascica
qualcosa che non capisco, la folla ulula, passano l’argano a bordo e tirano su
la bestiaccia sul trespolo che sembra una ghigliottina, per la pesa. E’ uno
squalo volpe: quand’ero alto così e non sapevo ancora leggere mi imparavo tutto
sugli squali e sui dinosauri e dunque sono un esperto in materia, ma uno squalo
volpe lo riconosce chiunque, è quello con la coda lunghissima. Sale alla pesa e
l’equipaggio ulula alle libbre che escono fuori, si scolano l’ennesima birra
della giornata e danno credito alle loro magliette che c’hanno la scritta
“Ubriaco n°1”, “Ubriaco n°2”, “Ubriaco n°3”, “Ubriaco n°4”. Arriva una seconda
barca, ancora la folla ulula, ancora l’argano, un altro squalo volpe, più
piccolo del precedente e dunque mi dispiace equipaggio, sarà per un'altra volta
perché per ora è in vantaggio la barca degli ubriachi. Ne arriva una terza,
questa volta tira su uno squalo mako, testa più appuntita, file di denti affilati come
lame distribuite a caso come i bastoncini dello shangai.
Anche la quarta ha un mako e poi basta, ce ne andiamo. Nessuno squalo bianco,
il vero mostro dei mari che qui mi sa non prendono da una vita perché leggendo
il tabellone dei risultati è tutto un mix di squali volpe, mako e magari
qualche smeriglio. E allora forse il nome del torneo, Monster Shark Tournament,
è l’ennesima americanata, perché qui di mostri non se ne vedono. Ma credo anche
che uno squalo di 4 metri sia normale se lo vedi steso su un molo, ma se te lo
ritrovi in acqua è molto ma molto ma molto più grande. Gnam.<br />
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="MsoNormal">
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgLzxn6Ky_8ewb7-xkjYlHMGY5dhWJzKEo9N41_ZO_DqihSCq3HsKXtzihyphenhyphenhifVmfLVoVZ7igg8E7_Y7Z07e2VuqDuXqxXgQMqelqBOBlH3FN4V1d_1njEctc6-88WuBfyD39AeL9llt_E/s1600/IMG_2784.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgLzxn6Ky_8ewb7-xkjYlHMGY5dhWJzKEo9N41_ZO_DqihSCq3HsKXtzihyphenhyphenhifVmfLVoVZ7igg8E7_Y7Z07e2VuqDuXqxXgQMqelqBOBlH3FN4V1d_1njEctc6-88WuBfyD39AeL9llt_E/s640/IMG_2784.JPG" width="640" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Sul molo di Oak Bluffs mentre attendo le barche con gli squali. Sono in leggerissimo anticipo</td></tr>
</tbody></table>
<br /></div>unjeanseunamagliettahttp://www.blogger.com/profile/09629078008820377484noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6491216232842678921.post-50408103566689172052012-07-20T05:33:00.001-07:002012-07-21T04:44:59.959-07:00Sì sì mo' me lo segno<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div style="font-family: inherit;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://laurapetra.files.wordpress.com/2011/06/troisitre1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="300" src="http://laurapetra.files.wordpress.com/2011/06/troisitre1.jpg" width="400" /></a></div>
</div>
<div style="font-family: inherit;">
<br />
<span style="font-size: small; line-height: 115%;">Forse questa nuova generazione di amerigani qualcosina
in più sa, a parlarci si capisce che qualcuno almeno s’informa su quello che
succede fuori dai loro confini, ma generalmente la massa resta ancora statiuniticentrica,
non sa dove si trovi la Serbia, non sa chi è Fellini e magari credono pure che gli
altri continenti girino attorno all’America. Lo capisci quando ci parli perché non
ti danno un minimo aiuto nel capire le cose nella loro lingua: quando uno
straniero viene in Italia l’italiano lo aiuta facendosi spiegare, parlando
semplice o addirittura provando a parlare nella lingua del vacanziero. Ora il tedesco
a Rimini ha lasciato il posto all’inglese, ma 20 anni fa quante volte un
riminese si sforzava a parlare qualche parola di tedesco per spiegare al crucco
di turno come fare e dove andare? Qui in Usa no. Qui esiste solo l’inglese ed
esiste solo la legge del ‘o lo capisci, o non lo capisci’. Ma non siamo mica gli americani, che loro possono sparare agli indiani, vacca gli indiani...pum..pam...pum. Comunque a seconda delle zone
da dove provengono, gli amerigani parlano in maniera medio-lenta, veloce o in modalità Usain Bolt. Con i
primi non c’è alcun problema, con i secondi si capisce l'essenziale, con i terzi è un
parto. Parlano talmente veloci che sembra dicano una sola parola tuttattaccata di dieci righe
e quando gli dici che non hai capito, loro ti ripetono esattamente quello che
hanno appena detto alla stessa identica velocità. ‘Ma allora sei scemo’, ti
viene da pensare. ‘Ti ho appena detto che non ho capito e te me lo ripeti
uguale?’. Ma niente, non ci arrivano. Esiste solo l’inglese. E così quando dicono “pepepepipipipepepepepepipipipepezizidoyouundestand?”. rispondo come Troisi in Non ci resta che piangere: “sì sì, mo’ me lo segno,
non vi preoccupate” <a href="http://www.youtube.com/watch?v=eBP9QDSr0HI">http://www.youtube.com/watch?v=eBP9QDSr0HI </a></span><br />
<br />
<span style="font-size: small; line-height: 115%;">Un'altra roba degli amerigani è la loro combustione interna, credo che vadano a carbone, che la mattina si carichino a badilate di combustibile tipo le fornaci del reparto macchine del Titanic quando il capitano indica di andare a tutta velocità, altrimenti non si spiega perchè girino con calzoni corti, infradito e magliettina a maniche corte con fuori dieci gradi e una pioggerellina battente tipo novembre. Non si spiega perchè ti servano un bicchiere d'acqua con 10 cubetti di ghiaccio, gelata a tal punto che lo stato solido vince su quello liquido e dunque è l'acqua a trasformarsi in ghiaccio e non viceversa; non si spiega perchè sparino l'aria condizionata in modalità Antardide, anche in un posto costantemente fresco come questo. Io in giornate come quelle di oggi mi metto addosso due strati di ogni roba, quasi quasi anche di calzini, mentre in giro qui vedi gente in canotta con l'immancabile bicchiere di brodaglia fumante in mano (ma fare colazione a casa no?). Tra l'altro piove a dirotto e girano senza alcuna copertura, sembrano quasi contenti di bagnarsi tutti. A m'alora gli ombrelli cosa li facciamo a fare?</span></div>unjeanseunamagliettahttp://www.blogger.com/profile/09629078008820377484noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6491216232842678921.post-42820868332787686182012-07-17T15:09:00.004-07:002012-07-17T17:23:34.199-07:00Centouno gradi! Oggi fa un po' caldino anche qui<br />
<div class="MsoNormal">
Leggendo il Boston Globe sono finalmente venuto a contatto
con le famose paginone di strisce americane ed ho capito perché l’incomparabile
Bill Watterson, creatore di Calvin & Hobbes, ha smesso di farle.
Gli spazi si sono così talmente ridotti che i fumetti amerigani si sono
trasformati in teste che parlano e poco altro, perdendo completamente ogni
distinzione grafica e ad un geniaccio del disegno come lui non puoi segargli le
strisce con l’accetta. Tra l’altro la mania di trascrivere la calligrafia del
fumetto con i caratteri del computer li rovina ulteriormente; possibile che non
capiscano che la calligrafia è disegno e ne è parte insostituibile? Comunque gli amerigani la domenica dedicano
quattro pagine piene ai fumetti incastrandoci dentro a modello tetris 25
strisce diverse e in un momento di crisi dei giornali come questo riuscire
ancora a riservare quattro pagine giganti per i fumetti, senza dentro alcun tipo
di pubblicità, è un bel merito. Sono impaginate alla boia e resto
dell’idea che per impaginare la pagina dei fumetti serva uno del campo dei
fumetti per dare fluidità di lettura e senso estetico a stili così diversi, però sono pur sempre quattro pagine giganti! Olè. </div>
<div class="MsoNormal">
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhX2T5bWHHBlxpvtO5-N7IQUWtVCYkCdLYyt4Rkug6lfXRdTRXKLayXfOzC51ivplCxPd1vyzN6jDIK7FNvR8WgER6kb9lF6gkE80beb3AZPNCZDNz_QzWNgDcDRXUubmor-3veKU-9N7k/s1600/IMG_2612.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhX2T5bWHHBlxpvtO5-N7IQUWtVCYkCdLYyt4Rkug6lfXRdTRXKLayXfOzC51ivplCxPd1vyzN6jDIK7FNvR8WgER6kb9lF6gkE80beb3AZPNCZDNz_QzWNgDcDRXUubmor-3veKU-9N7k/s400/IMG_2612.JPG" width="400" /></a></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="MsoNormal">
</div>
<div class="MsoNormal">
</div>
<div class="MsoNormal">
Tra le graphic novel ho scoperto anche un autore che non
conoscevo, David Small. Mi sono divorato il suo mattonazzo “Stiches” in un’ora
lampo e chissà se l’hanno tradotto in Italia perché merita alla grande. Penso che appiccicherò un'amaca nel reparto Fantascienza della libreria di Edgartown, perchè ci sono cose che noi umani in Italia non possiamo ancora immaginare, ma perchè ancora non le hanno tradotte, mica per altro. Oggi è
certamente il giorno più caldo dell’estate. Il Boston Globe spara 101 gradi sul titolone a nove colonne.
Fahreneit, eh…? Anche la costante brezza dell’oceano Atlantico oggi se n’è
andata da un’altra parte e così non si sta. Venerdì a Oak Bluffs c’è la gara di
caccia agli squali; ci si piazza sul molo facendo a gomitate tra un botto di
gente per vedere le barche rientrare in porto ed issare le prede sul molo. Visto
che il torneo si chiama Monster Shark Tournament, speriamo di vederne uno degno
di questo nome.<br />
<br />
P.S. Tre puzzole (mamma e due cuccioli) sono appena passate sotto la mia finestra. Speriamo che non abbiano mangiato fagioli. </div>unjeanseunamagliettahttp://www.blogger.com/profile/09629078008820377484noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6491216232842678921.post-9409840936616203152012-07-14T18:17:00.000-07:002012-07-15T05:59:19.271-07:00Il grande amico di Jim Belushi è nostro vicino di casa, mentre il candidato alla Casa Bianca si scatena all’Atlantic<br />
<div class="MsoNormal">
Oggi rientramo dopo otto ore e mezzo alla Morning Glory con un
solo unico pensiero: doccia. Arriviamo a due metri da casa quando un pizzetto
mefistofelico appare dal suo giardino di casa. E’ lui, ‘Trader Fred’ Mascolo,
lo ricordate vero? Ci chiede
se gli possiamo dare una mano a postare una piccola barchetta che ha
parcheggiato davanti all’uscio di casa. No problem, Fred. Vado dietro a
spingere la barchetta e ne leggo anche il nome: Gabriel’s Blue. Olè. Una volta
fatto, ci chiede di fermarci per una mezzoretta ad aiutarlo, una mezzoretta che
poi diventano due ore: sarebbe da smoccolare a raffica per la giornata
lavorativa che si allunga fino a dieci ore e mezza, se non fosse che qui dare
una mano significa anche venir pagati. E così il buon Fred, grande amico di Jim
Belushi, entra a casa sua (una semi-bettola, sempre meglio comunque del suo
negozio), si ripresenta sull’uscio con il suo bel mazzo di dollaroni tenuti
insieme da una graffetta dorata che fa molto americano tipo Gei Ar, ci paga e
ci offre una Pepsi a testa invitandoci nella sua veranda, e anche questo fa molto amerigano. Tira fuori il
cellulare e comincia a mostrarci foto e video di lui e Jim Belushi, di foto di
attori come Dan Akroyd, Owen Wilson, Jerry O’Connell e altri e di spezzoni di trailer dove
lui ha recitato in piccole parti. Perché Fred Mascolo del Trader Fred’s è anche
un attore amerigano (mi ha fatto anche vedere la tesserina, tipo Agis…), anche
se detta così è esagerato. Ha recitato in quattro film (ma su Google ne ho
trovati solo due), con parti microscopiche, ha una ragazza colombiana da
fantascienza e ci ha fatto vedere un articolo del Boston Globe che parla di lui
che recita insieme a Jim Belushi nella commedia della CBS “The Defenders” e che
recentemente ha avuto una piccola parte nel prossimo film di Belushi, che esce in
America ad agosto con il titolo “The Switch”.</div>
<div class="MsoNormal">
E insomma tra una Pepsi e un’altra gli mollo lì anche la
richiesta di autografo di Jim Belushi, gli do’ la mia mail e chissà se se lo
ricorda degli autografi. Intanto abbiamo incassato un po’ di verdoni non facendo praticamente nulla.
Butta via.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
A Martha’s Vineyard quando giri per strada ogni cinque
minuti ti fai sempre la stessa domanda: “questo l’ho già visto da qualche parte
ma non so chi è”. Magari incontri quello che ha fatto una particina in un film
famoso, magari incontri quello che hai visto in Italia sui giornali, magari
incontri quell’altro che era la spalla di tizio nel film che non mi ricordo
quale. Se ho incontrato dei personaggi noti, insomma, non lo so, ma
probabilmente sì. Uno che conosciamo l’altra sera ha incontrato all’Atlantic John
Kerry. L’Atlantic è praticamente l’unico locale di Edgartown e John Kerry nel
2004 concorreva alla Presidenza degli Stati Uniti contro Bush. Ecco, se lo
incontro per strada John Kerry mi viene da dire: “questo devo averlo già visto
da qualche parte, ma non so chi è. Probabilmente era quello che faceva l'agente dell'FBI in Ralph
Supermaxieroe”. <a href="http://www.youtube.com/watch?v=1pdkYWJPgCA">http://www.youtube.com/watch?v=1pdkYWJPgCA</a><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
</div>unjeanseunamagliettahttp://www.blogger.com/profile/09629078008820377484noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6491216232842678921.post-794042458815409242012-07-10T07:33:00.002-07:002012-07-10T07:36:47.360-07:00Cose umane<br />
<div class="MsoNormal" style="font-family: inherit;">
Prendo come pretesto questo post del grande Sergio Tavcar, <a href="http://www.sergiotavcar.com/index.php?option=com_content&view=article&id=159:cose-umane&catid=34:varie&Itemid=56">Cose Umane</a>, con il quale condivido soprattutto la storia del telefono (e spiega perché
non ho Facebook o soscial netuorc vari), per parlare un po’ di ‘sti amerigani. <b><span style="font-weight: normal;">Corrispondere
non vuol certo dire scambiarsi battute scarne senza distinguo né
approfondimenti</span></b><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">,</b>
dire semplicemente mi piace o non mi piace, scrive il grande Sergio, ed è
quello che a volte (molte volte) succede con gli amerigani con cui parlo
quotidianamente. Lo snocciolamento continuo di “Oh, i like it!” “Oh, cool!” “Oh,
awesome!” ad ogni cosa che si dice è sempre un'interruzione nella discussione.
Tu dici, ad esempio, “ieri sono andato al mare”, e loro rispondo “Oh,
straordinario!”. E poi cosa vuoi rispondere ad una risposta del genere? Non c’è
continuità nei discorsi, devi aprire un argomento nuovo, stando ben attento
agli attacchi continui di “Oh, i like it!” “Ooh, cool!” “Ooh, awesome!” che ti
possono colpire a tradimento in ogni occasione. Alzare le barriere di sicurezza
per difendersi dagli attacchi degli “ooh, i like it!” è come spalare l’acqua
con un rastrello: s’infilano ovunque. Non è così invece con i serbi (Zeljko,
Vuk, Zorana, Nemanja) o chi è metà italiano e metà americano, come Diana che
però si scrive Deanna, che è mezza calabrese e si parla anche in italiano. Con
loro le conversazioni (comunque quasi sempre in inglese) scorrono via fluide,
non stagnano mai e qui penso che agisca la storia o la matrice europea, come se
nel Dna ci fosse un chiave d’accesso europea dormiente che si attiva quando si
è in un altro continente. Sempre dallo scritto del grande Sergio: Interagire
vuol dire per me essere uno davanti all'altro, parlare, fare gesti, guardare
una persona negli occhi per capire se è veramente convinta di quanto sta
dicendo o sta semplicemente recitando un copione, vuol dire tentare di
provocarla sul momento nell'intimo per conoscerla meglio e poi decidere se
considerarla un amico con cui confidarsi o semplicemente una persona che non ci
interessa. </div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: inherit;">
Altro aspetto, gli Ipod. Qui ce li hanno incollati fisso
alle orecchie. Trovo abbastanza inconcepibile correre ascoltando l’Ipod, mi
toglie il suono di tutto quello che mi circonda e toglie anche altre cose che
gli “ipodisti” poi si perdono. L’altro giorno ero vicino ad un boschetto e
sento un fruscio. Aspetto un paio di minuti e ne sento un altro. Poi un terzo.
Aspetto ancora e dopo dieci minuti, accortisi che non c’era pericolo, ecco uscire
tre daini a distanza di pochi minuti l’uno dall’altro. Mi giro e vedo gente con
l’Ipod che non s’è accorta di niente. Oh, forse non gli interessava neanche
vedere tre daini uscire da un boschetto, ma a me sì. E se non stavo attento ai
rumori che mi circondavano, chi li avrebbe mai visti? Ancora col grande Sergio
Tavcar: </div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: inherit;">
“da quanto appena detto mi rendo perfettamente conto di
essere <b><span style="font-weight: normal;">un
relitto dei tempi che furono</span></b> completamente fuori dal mondo
attuale. Ma volete sapere una cosa? Come diceva quello: fermate il mondo che
voglio scendere. A volte mi sembra di esserne già sceso e la cosa mi riempie di
una specie di perverso orgoglio.”</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: inherit;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; font-family: inherit; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg2QQW8LvO43D4d5hH2VWoUs2sznwSrNPUEEVIvI1bCAjSDgqOLoCuIY_BSG8y9cQiZ9D01RYuA4iUh01fI9fKy93mW4G-ks-Qmt_gxsdWL2LgUaKlpdDmuZJywrceMBmkNQMeSy39_Flk/s1600/IMG_1767.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg2QQW8LvO43D4d5hH2VWoUs2sznwSrNPUEEVIvI1bCAjSDgqOLoCuIY_BSG8y9cQiZ9D01RYuA4iUh01fI9fKy93mW4G-ks-Qmt_gxsdWL2LgUaKlpdDmuZJywrceMBmkNQMeSy39_Flk/s640/IMG_1767.JPG" width="640" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: inherit;">
<br /></div>unjeanseunamagliettahttp://www.blogger.com/profile/09629078008820377484noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6491216232842678921.post-54982592117551093092012-07-09T14:48:00.002-07:002012-07-09T14:51:48.894-07:00Dal Corriere della Sera: avvenuto praticamente nelle acque di qui<a href="http://www.youtube.com/watch?v=E-sX2Y0W8l0&feature=related">http://www.youtube.com/watch?v=E-sX2Y0W8l0&feature=related</a><br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjRvTZb7xm1KvIYSHaAMhMrxx_8Hayr397sUNqzhwjDDkCYI_hOiyImuobzxmFfwH6h7QqU_abc8jWD505Fjl9nSeDPDoVtbH-I0-2jtW3lU6J-tLYnobop-ll6lOwpMDyJkBN6gHd8qR8/s1600/capecod.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="412" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjRvTZb7xm1KvIYSHaAMhMrxx_8Hayr397sUNqzhwjDDkCYI_hOiyImuobzxmFfwH6h7QqU_abc8jWD505Fjl9nSeDPDoVtbH-I0-2jtW3lU6J-tLYnobop-ll6lOwpMDyJkBN6gHd8qR8/s640/capecod.jpg" width="640" /></a></div>unjeanseunamagliettahttp://www.blogger.com/profile/09629078008820377484noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6491216232842678921.post-56759202950001711222012-07-08T06:39:00.001-07:002012-07-08T09:23:34.917-07:00Dopo più di un mese qui ho scoperto che gli autobus sono gratis. Un vero segugio.<br />
<div class="MsoNormal">
Cioè, sono gratis all’interno delle cittadine, mentre
quando si va da un villaggio all’altro si paga. Il fatto è che certe cose le
dai per scontate e allora mica ti viene in mente di pensare che i bus da un
posto all’altro della stessa cittadina si possono prendere gratis: basta fare
un segno per strada tipo autostop che il conducente ferma l’atam e ti fa
salire. Questo accorciamento dei tempi ha fatto diventare la biblioteca il mio
quartier generale nei giorni di riposo, anche perchè quella di Edgartown è la
biblioteca ideale, almeno per me. Ci sono 4-5 persone al massimo e puoi
veramente immergerti nella lettura, tra l’altro con vista sulla stradina che dà
sull’oceano. Lì mi leggo, a tranci, l’ultima fatica del mio idolo Craig
Thompson <a href="http://www.dootdootgarden.com/">http://www.dootdootgarden.com/</a> , ‘Habibi’, una graphic novel mattonazzo di 600 pagine. </div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg333w-G3w1-6wwLDel7ublum2p-xQowFzJyX4TsISGRfYHEqOcYHpwlgMIpSNg_w7zH4syEQSabW_Ok49QWCSO17zFZV0CwnnThjh2nuY9re-DnCJSLJ9zc5iLJhmG_KGdFTBt9EqbS8Y/s1600/IMG_1607.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg333w-G3w1-6wwLDel7ublum2p-xQowFzJyX4TsISGRfYHEqOcYHpwlgMIpSNg_w7zH4syEQSabW_Ok49QWCSO17zFZV0CwnnThjh2nuY9re-DnCJSLJ9zc5iLJhmG_KGdFTBt9EqbS8Y/s640/IMG_1607.JPG" width="640" /></a></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Lì organizzo
la giornata che al 90% è sempre mare, anche perchè è a due metri da lì. Lì sono arrivato per la prima volta a contatto col New
York Times ed è andato in scena l’atto primo di come smontare un mito in
dieci secondi, come il cane Chopper in Stand By Me.</div>
<div class="MsoNormal">
Non solo graficamente non vale neanche lontanamente i giornali
italiani, ma s’è pure beccato un cratere colossale nello sport, cannando
clamorosamente la notizia di Steve Nash ai Lakers, data invece da tutti gli
altri quotidiani disponibili della zona e che si possono leggere in biblio,
ovvero il Boston Globe, il Boston Herald e il Financial Times. Tu leggi il New
York Times per la prima volta e ti imbatti subito in buco del genere e allora
il mito finisce subito e ‘sta cosa rimarrà impressa sempre. I giornali locali ancora peggio: il 5 luglio non
mettono nulla sulla parta del giorno prima. Vabè che qui la concorrenza non c'è (sull'isola ci sono un quotidiano e un settimanale), ma almeno due righe scrivicele, no!? Nello sport l’altro giorno c’era la notizia dei
risultati di due nuotatori di Martha’s Vineyard agli Assoluti di Riccione, che
ci sono stati mesi e mesi fa. Se la prendono comoda con le notizie… C’è invece la notizia che uno squalo è stato
avvistato a pochi metri dalla costa della cittadina di Aquinnah, fortuna che è
da tutt’altra parte dove ho fatto il bagno l’altra volta. Devo ancora capire il significato del colpo di cannone che viene sparato sull’oceano nel pomeriggio: poteva essere il
segnale di una determinata ora, ma viene sparato alla boia. Un giorno alle 16.30,
l’altro alle 15, quello dopo alle 16.45. A caso. Comunque basta che non mirino a me e possono spararlo all'ora che vogliono.</div>unjeanseunamagliettahttp://www.blogger.com/profile/09629078008820377484noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6491216232842678921.post-22925499286853247102012-07-05T06:36:00.003-07:002012-07-05T07:27:25.154-07:00La parata del 4 luglio dove sfila anche il giornalista che ha scritto più di 55 articoli sul giornale locale. Avessi detto...<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgdX_rgjFJY8CC1NbR_k8cXTNwIP94EvA5lebCUXNQx7EM5WtNHGC8FcogNHXwCLrBkpWLoE7houHem53qNsBJ0vxgpIFXpBkWtbUA2t6OXeX52AyCkUwiWbsXpfWRl9jmSxmWL6jztB3U/s1600/IMG_2119.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgdX_rgjFJY8CC1NbR_k8cXTNwIP94EvA5lebCUXNQx7EM5WtNHGC8FcogNHXwCLrBkpWLoE7houHem53qNsBJ0vxgpIFXpBkWtbUA2t6OXeX52AyCkUwiWbsXpfWRl9jmSxmWL6jztB3U/s640/IMG_2119.JPG" width="640" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhKmm8OIQu5TsaZyU3s6yHoyxhuPq9XazHAoK-oRwXW-6Omh7A9NGHlRZKYLMHGBxvOW5hacpHeLXgtnmFgCshdTvUWZ48pbiZKuPJ3dxW6QnruPctE9dfixDvkLKnCDUAY9_-t8PRlnlg/s1600/IMG_2119.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><br /></a></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Ieri ho assistito al mio primo 4 luglio americano, con
addosso la maglia di Del Piero che fa la linguaccia, il cuore italiano e le tre
stelle dei trenta, e sottolineo trenta, scudetti della Juve. Eravamo in pochi a non avere addosso qualcosa di americano: chi le bandierine sventolanti, chi
la maglietta, chi la tuba modello Abramo Lincoln,chi le collanine, chi il
cagnolino, tutti avevano vestiti a stelle e strisce, edifici compresi, avvolti tutti
da stendardi e coccarde bianche rosse e blu. Sembrava l’Italia dopo la vittoria dei Mondiali, anche
per quantità di gente che si è riversata nelle strade. Sui giornali dicono che
a Martha’s Vineyard ieri sono arrivate 80.000 persone: forse hanno un po’
sparato, ma erano un sacco comunque.</div>
<div class="MsoNormal">
La parata del 4 luglio si è aperta con l’immancabile sfilata
militare e qui giù di urla e grida trionfalistiche, che stonavano con i
cartelli che inneggiavano alla pace e alla libertà americana... vabbè... libertà e pace...come cantava Guzzanti/Venditti ne Il Grande Raccordo Anulare, "a mettecce na' scritta su un cartello sso' bboni tutti". Comunque ci sono stati
carri di tutti i tipi; a me la roba che ha colpito è uno che sfilava con un
cartello che diceva: “ho scritto più di 55 articoli per il Martha’s Vineyard Gazette”. Non gli ho detto che, facendo una botta di conti, ne scritti più di 3.000, altrimenti si sarebbe suicidato. Ma qui è così, celebrano di tutto ed è il lato della
riconoscenza uno degli aspetti positivi di qui e lo si vede anche
alla fine di una giornata lavorativa, dove tutti ti fanno i
complimenti e c’è quasi come una sorta di terzo tempo rugbistico dove si
condividono le fatiche di una giornata. Qui il merito e la
riconoscenza si toccano proprio con mano ogni giorno ed è una cosa che si spera
torni ad esserci anche in Italia. Comunque chi per una cosa, chi per un’altra,
qui ognuno viene celebrato da tutta la città: sfila la squadra giovanile di
calcio che ha vinto il campionato regionale, sfila quella di baseball dell’high-school
che magari non ha vinto una partita che sia una, sfila il carro della nuova
libreria dalla quale sto scrivendo e che ha aperto poche settimane prima che
arrivassi qui. Sfilano tutti. Alla sera poi ci sono stati i fuochi d’artificio al
faro di Edgartown. Se dalla parata mi
aspettavo esattamente quello che ho visto, dai fuochi mi aspettavo qualcosina di più per essere una festa di questo genere. Bene, ma non benissimo. Ci stavano come il cacio sui maccheroni le frecce tricolori, ma quelle ce le abbiamo soltanto noi. Di
foto e video ne sono stati fatti un sacco, anche perchè è stato il primo e probabilmente ultimo 4 luglio che vedo sul suolo americano, ma è sulla via del ritorno a casa, a
parata conclusa e mentre tutta la marea di gente stava per lasciare il centro
di Edgartown, che è arrivata la foto migliore di tutte.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhyl17DpW2WP0xp9gEJGXbgaswfhHV91Ou5t1b8fdoTmVfT5326_u8rE_rRZ62ggnrxRZPR31balyzqWvhTL3pKykXJIxphawEq6FJinLkpoqjkWxBDIwMAHay6YN_2cXLRYL5UCkq-mpY/s1600/IMG_2224.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhyl17DpW2WP0xp9gEJGXbgaswfhHV91Ou5t1b8fdoTmVfT5326_u8rE_rRZ62ggnrxRZPR31balyzqWvhTL3pKykXJIxphawEq6FJinLkpoqjkWxBDIwMAHay6YN_2cXLRYL5UCkq-mpY/s640/IMG_2224.JPG" width="640" /></a></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Bernie Lomax di Weekend con il morto! </div>unjeanseunamagliettahttp://www.blogger.com/profile/09629078008820377484noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6491216232842678921.post-75783381709840629402012-07-03T16:39:00.001-07:002012-07-04T06:29:36.622-07:00Arriviamo ad Oak Bluffs tramite una manna, due mountain bike apparse all’improvviso che quantomeno ci risparmiano i 7 dollari per il bus (butta via)<br />
<div class="MsoNormal">
Oak Bluffs dista da Edgartown una mezzoretta in bici, tutta
fatta in una ciclabile tra boschi e dieci chilometri di vista su una zona dell’oceano
chiamata Nantucket Sound, e vorrei anche scoprire perché lo chiamano così e
quale sia questo suono di Nantucket (forse quello delle balene?). A Oak Bluffs
assisto al rito di iniziazione dei pre-adolescenti di Martha’s
Vineyard, il salto dal ponte dello Squalo. Non so da noi quale sia il rito di
iniziazione di un gruppo preadolescenziale, forse rubare qualcosa da un negozio
quando si hanno circa 12-13 anni e uscirne fuori trionfanti. Qui quelli che
sono ancora alle medie si piazzano su un ponte che separa la zona di Edgartown
da quella di Oak Bluffs e si buttano sotto in un’insenatura dell’oceano con un
salto di una decina di metri, che quando hai quell'età e non hai ancora saltato ti possono sembrare anche centomila. Si chiama il ponte dello Squalo perché qui ci
hanno girato una scena del film, quella dove il mostro s’infila nel canale e
viene segnalato da una pittrice solitaria che sta lì a disegnare sulla spiaggia. Alcuni
non ce la fanno a buttarsi di sotto e stanno sopra per decine e decine di
minuti, altri vanno di modalità kamikaze con il salto “a bomba”. Ma tutti loro
sono lì, perché qualcosa li chiama: il salto dal ponte dello Squalo qui è una
cosa che non si può evitare, come la crescita. O salti o verrai saltato.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjde2tHU-pV2-ZHA-8N1vnEJuuQXgrooR0x7535jiZI58T1ekyUUhOgdUs9sOYpmgWFTMjVTNfHNNNgMT6BuBG0qSLESGI7ulyN1KhLRUhfonm4r76-r-oCUZvuIqC1-3Rh5Xuh_BWJN3Q/s1600/IMG_1825.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjde2tHU-pV2-ZHA-8N1vnEJuuQXgrooR0x7535jiZI58T1ekyUUhOgdUs9sOYpmgWFTMjVTNfHNNNgMT6BuBG0qSLESGI7ulyN1KhLRUhfonm4r76-r-oCUZvuIqC1-3Rh5Xuh_BWJN3Q/s640/IMG_1825.JPG" width="640" /></a></div>
<div class="MsoNormal">
</div>
<div class="MsoNormal">
<br />
Comunque è vero che qui a Martha’s Vineyard ogni cittadina è
completamente diversa dall’altra ed ha una sua anima a sé stante: se Edgartown
è la zona delle case di legno tutte bianche, quasi tutte appartenute ad ex
balenieri, Oak Bluffs è la zona pittoresca, con tutte le case colorate in
maniera diversa ed ha una zona portuale molto più movimentata e ricca di gente di
differenti estrazioni. Ci sono anche due teatri, uno tipo modello film
americani, che a Edgartown non ci sono, e questo la dice tutta. Anche la gente è molto diversa, benché le
due cittadine siano separate da pochissimi chilometri: a Edgartown sembrano
tutti Richie Cunningham (pelle emaciata e pettinatura da college), a Oak
Bluffs sono tutti diversi, ci sono molte più razze ed è una gran bella
sensazione da We Are The World, come alla Fiera del Libro di Bologna. A Martha’s
Vineyard tutti ma proprio tutti ti dicono “buongiorno” quando ti incrociano e
così la mia quantità di good morning giornaliera raggiunge livelli da
infiammazione delle corde vocali. Qui, per una sorta di espiazione con il loro modo di mangiare (alla boia), corrono tutti, anche le giovani mamme mentre stanno portando il passseggino aereodinamico. E così corre anche il passeggino e il bambino che c'è dentro diventa una specie di frullato. Comunque finora Oak Bluffs batte Edgartown
10-0 netto.</div>unjeanseunamagliettahttp://www.blogger.com/profile/09629078008820377484noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6491216232842678921.post-58745172210868487132012-07-02T16:38:00.002-07:002012-07-15T06:04:21.786-07:00Tipo John Cusak in quel film che non mi ricordo il titolo a diffondere l'inno di Mameli a Edgartown<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgaa1_ZkoATBCNBIHNKvC1M5819ndyD9Asgi6kF1hh6Xy_Brbxg7FIMOr92owPsSvhu78P-RBnyTSni2vSNIm7xBpkWu0TbHLnmL70pdFv5oJ-E9tybRJ6mA-ntH05TfwnbLCL5DMp0rsU/s1600/12062012257.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="355" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgaa1_ZkoATBCNBIHNKvC1M5819ndyD9Asgi6kF1hh6Xy_Brbxg7FIMOr92owPsSvhu78P-RBnyTSni2vSNIm7xBpkWu0TbHLnmL70pdFv5oJ-E9tybRJ6mA-ntH05TfwnbLCL5DMp0rsU/s640/12062012257.jpg" width="640" /></a></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
‘Che il quattro sia con voi’ è stato un po’ troppo alla
lettera. Come da tradizione Italia-Spagna è stata vista alla libreria di
Edgartown, che siccome era domenica, era chiusa: dunque la postazione era sugli
scalini appiccicati alla porta d’ingresso, perché lì il segnale wi-fi va a
manetta. Ho sparato il volume al massimo sull’inno di Mameli che così si è
sentito in mezza Edgartown, l’ho tenuto sparato per tutta la telecronaca ed ad
un certo punto una rossa che probabilmente stava al calcio come Fassino sta al decathlon ci ha chiesto pure quanto stava. Non gli interessava mica
il risultato, secondo me, forse era un messaggio indiretto per dire che il
volume l’avevo sparato un po’ troppo alto nella pacifica isola di Amity. Ma
vuoi mettere il gusto di diffondere l’inno di Mameli più o meno così, tipo John Cusak in quel film che non mi ricordo il titolo? </div>
<div class="MsoNormal">
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.infamouskidd.com/wp-content/uploads/2011/09/John-Cusack-Say-Anything.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="384" src="http://www.infamouskidd.com/wp-content/uploads/2011/09/John-Cusack-Say-Anything.jpg" width="640" /></a></div>
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="MsoNormal">
<span style="background-color: white;">Comunque
alla richiesta della furia rossa stava già 2-0 e poi è finita come è finita. Ah
dì, avrà vinto anche la Spagna, ma alla Morning Glory tutti tifavano Italia. E
gli spagnoli per starci dietro in questo aspetto altro che ticchete-tacchete-
tacchete-ticchete: perché qui se dici Spagna non ottieni alcuna reazione, mentre se
dici Italia tutti fanno “ooooh” come i bambini di Povia.</span></div>unjeanseunamagliettahttp://www.blogger.com/profile/09629078008820377484noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6491216232842678921.post-26411792501903356952012-06-29T17:53:00.001-07:002012-07-01T07:36:51.498-07:00Che il quattro sia con voi!<br />
<div class="MsoNormal">
Qui il motto di Guerre Stellari, ‘che la forza sia con te’ (May the Force Be With You), per la festa dell’Indipendenza
lo trasformano in May The Fourth Be With You, 'che il quattro sia con te', tra l’altro applicabile anche alle mie
pagelle del liceo. Eh già, perché la prossima settimana si festeggia il 4 di
luglio e alla Morning Glory ci hanno già messo in allerta che a Martha’s
Vineyard sbarcherà un bordello di gente. In allerta? E’ chiaro che non sanno
cosa sia Rimini in estate. Tarati da tre decenni di Ferragosti riminesi, cosa
vuoi che sia un po’ di gente a Martha’s Vineyard. Nella strada principale di
Edgartown c’è uno stendardo che pubblicizza i fuochi d’artificio al faro, ma non
è tanto l’evento in sé, quanto come è scritto lo striscione. Così.</div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEislG4Obo0vOEjMch5rgRTKqXwqGC9R36Qugph7eVvCeWjUpVaFtb6JPhqNuBb6e8f3FNr_tBSBWRooQX1Y6F8-vg88TlqYx-syJd0_tllF2JUiXX58lvlqhH0fbq7kRmmCj22_pU7xwsg/s1600/IMG_1742.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEislG4Obo0vOEjMch5rgRTKqXwqGC9R36Qugph7eVvCeWjUpVaFtb6JPhqNuBb6e8f3FNr_tBSBWRooQX1Y6F8-vg88TlqYx-syJd0_tllF2JUiXX58lvlqhH0fbq7kRmmCj22_pU7xwsg/s640/IMG_1742.JPG" width="640" /></a></div>
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Proprio come nei film, anche quelli di Bud Spencer e Terence
Hill, quelli girati in America tipo uno Sceriffo Extraterrestre poco extra e molto terrestre. Chissà perché gli striscioni delle piccole
cittadine americane hanno tutti gli stessi caratteri, anche nel corso dei decenni. E’ questa forse la prima
vera roba americana che vedo dopo un mese, anche perché ormai i jepponi si vedono
anche da noi. Sì perché Martha’s Vineyard è America per modo di dire, è più una specie di
zona protetta, protetta dalle esagerazioni e dalle cose in serie dell'America stessa. Per mantenere intatto lo spirito e la struttura dell’isola qui
sono proibite catene tipo McDonald’s, non ci sono insegne pubblicitarie,
figurarsi i neon tipo Times Square. A dire la verità ci sono anche altre cose
che qui non si vedono: non ci sono gatti per strada, non ci sono i crackers nei negozi, non ci sono
semafori e non ci sono i bidoni della mondezza. Cioè, ne abbiamo uno nel giardino
di casa, ma fuori in tutta l’isola non c’è, roba che se hai un pezzo di carta
da buttare te lo devi portare in tasca fino a che non ritorni. Non ci sono fontanelle per
l’acqua. Non c’è il vento caldo, ma in compenso c’è il vento costante. Penso
sia una prerogativa di tutte le isole, comunque. Mentre via internet leggo di
Caronte che soffoca l’Italia, qui c’è la brezza dell'Atlantico
che rende gradevoli tutte le giornate assolate. C’è l'ha detto anche il
guardiano del faro di Edgartown, un altro, che evidentement faceva il turno della guardiana dell'altra volta, e appena ha saputo che eravamo
italiani è tornato dentro al faro a mettere sù a tutto volume un disco di
Bocelli. Qui dire di essere italiano sembra equivalere a dire di essere un cavaliere jedi. Che la forza sia con Prandelli.</div>unjeanseunamagliettahttp://www.blogger.com/profile/09629078008820377484noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6491216232842678921.post-27624040412285498892012-06-28T14:34:00.002-07:002012-06-28T14:34:19.045-07:00Olè!<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhZ_VA2VVw4qL6VyA_LjRDsrirxnKayU4WErlm4UFIr_v7LFe3Z5C8JpS9TIP_bE_wwbWmlMt7MPMe3JgKhy4FPacrqnlUOD8jIweNDP1AEK-jAQjnunAWxCNm00rzVngWG_3EOC9Z-R1g/s1600/IMG_1750.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhZ_VA2VVw4qL6VyA_LjRDsrirxnKayU4WErlm4UFIr_v7LFe3Z5C8JpS9TIP_bE_wwbWmlMt7MPMe3JgKhy4FPacrqnlUOD8jIweNDP1AEK-jAQjnunAWxCNm00rzVngWG_3EOC9Z-R1g/s640/IMG_1750.JPG" width="640" /></a></div>
<br />unjeanseunamagliettahttp://www.blogger.com/profile/09629078008820377484noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6491216232842678921.post-48845597044589159062012-06-26T14:05:00.001-07:002012-06-26T16:30:42.176-07:00Al Trader Fred's, una via di mezzo tra uno dei peggiori bar di Caracas e i baracchini riminesi dove si trovano conoscenze inimmaginabili<br />
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Oggi a Martha’s Vineyard montano nuvoloni bianchi all’orizzonte
che sembrano come panna montata, una dritta e un pomeriggio libero di cazzeggio
ci portano verso una zona inesplorata di Edgartown, vicino casa. C’è da trovare
il Trader Fred’s, un negozio con prezzi stracciatissimi, una mosca bianca in un’isola
come questa dove tutti i prezzi sono alle stelle: qui ci dicono che le
magliette costano 5 dollari e altre robe mirabolanti hanno prezzi ridicoli. E’
da provare. Il Trader Fred’s mi appare davanti improvvisamente, una via di
mezzo tra il peggiore bar di Caracas e i baracchini che vendono roba da mare
davanti alla spiaggia di Rimini. Dentro, effettivamente, i prezzi sono ridicoli
e già comincio a salivare e a prendere nota. Ad un certo punto spunta fuori
Fred, il proprietario, un tipo basso, tarchiatello con folti capelli neri e
pizzetto; quando sa che veniamo dall’Italia, in particolar modo da Rimini, ci
porta con sé nel suo sgabuzzino e ci consegna in mano un’eredità da leggere dei suoi
parenti, datata 1909. Il motivo per cui questo tizio tenga nel retrobottega, buttata lì, un'eredità del 1909, ingiallita e scitta in una impagabile calligrafia corsiva da bell'epoque resta un mistero, o forse 'sta in certa 'smanaggine' degli amerigani, che in molte cose fanno tutto un butta sù: anche alcune case di Martha's Vineyard, che da fuori sembrano bomboniere da matrimoni, dentro sono tutt'altro. Comunque si scopre che suo padre è pugliese (cognome Mascolo) e sua mamma viene
addirittura da Forlì! Scatta immediatamente l’unione da paisà italiani che qui è
fortissima, così come quella della comunità serba: ci regala subito due cappellini verdi del Trader Fred’s e due specie di
felpe antivento, roba che se la compravamo al centro di Edgartown spendevamo 100
dollari a testa. Fred è seguito da un cane lupo e quando gli chiedo il nome del
cane parte un’altra storia da Martha’s Vineyard: si scopre infatti che il cane
gli è stato regalato da Jim Belushi, che è un suo grande amico. Ci fa sapere che ci è andato a cena insieme giusto pochi giorni fa. A Martha’s Vineyard la
famiglia Belushi è di casa, qui c’è la tomba del fratello, John Belushi, e qui
Jim viene ogni estate. Lo conoscete Jim Belushi, no? E' quello del telefilm 'La vita secondo Jim' o dei film 'The Principal, una classe violenta', 'Danko' e un 'Poliziotto a quattro zampe'. “Per qualsiasi cosa abbiate bisogno, io sono qui per voi!” ci fa sapere entusiasta Fred e la prima cosa che la mia mente diabolica ha pensato è
ottenere quantomeno un autografo da Jim. </div>
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<a href="http://3.bp.blogspot.com/-KDSsp4U8yDs/TsrFob1H3eI/AAAAAAAAAZ4/3Eka5jvj_Qo/s400/La_vita_secondo_Jim.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-KDSsp4U8yDs/TsrFob1H3eI/AAAAAAAAAZ4/3Eka5jvj_Qo/s400/La_vita_secondo_Jim.jpg" /></a></div>
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<a href="http://3.bp.blogspot.com/-KDSsp4U8yDs/TsrFob1H3eI/AAAAAAAAAZ4/3Eka5jvj_Qo/s400/La_vita_secondo_Jim.jpg"></a></div>
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Nel controsoffitto del Trader Fred's ci sono moltissime foto di personaggi famosi, che non conosco, tutte con dedica. Tantissimi sono i giocatori di hockey dell'NHL degli anni 80 e tra gli amici di Fred c'è anche l'attore premio Oscar Ernest Borgnine, anche lui figlio di genitori italiani, di cognome Borgnino: ha recitato in 'Da qui all'Eternità', 'Quella Sporca Dozzina', 'il Mucchio Selvaggio'. Ma per me rimarrà sempre <a href="http://cdn2-b.examiner.com/sites/default/files/styles/image_full_width_scaled/hash/67/de/cabbie_0.jpg">il tassista di Jena Plissken</a> <a href="http://www.youtube.com/watch?v=UrYK94L-VM0">http://www.youtube.com/watch?v=UrYK94L-VM0</a><br />
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</div>unjeanseunamagliettahttp://www.blogger.com/profile/09629078008820377484noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6491216232842678921.post-88431146922612036802012-06-24T16:02:00.000-07:002012-06-25T02:38:32.688-07:00Tanto tempo fa in una galassia lontata lontana... Nuovo capitolo del surfista di Santa Barbara che vuole conquistare il mondo con il the<br />
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Ricorderete certamente il vicino di Santa Barbara che vuole
conquistare il mondo con il Boston Tea Party. Bene, quelle robe erano niente in
confronto alle nuove su di lui. L’altro giorno ci ha chiesto in prestito 10
dollari e i primi pensieri sono stati: ok, non li rivedremo più. Passano i
giorni e niente, vabè, che vuoi che siano 10 dollari. E invece l’altro ieri ci
chiama allo steccato: non solo ce li ha restituiti, ma per ringraziarci del
prestito ci ha anche offerto in mano due piatti che contenevano una cena con
spaghetti, cappe sante con sopra il caviale e il ‘lobster’, che è una mini
aragosta; in più ci ha dato anche una bottiglia di vino bianco, un Forestville
Pinot grigio della California (leggo l’etichetta, eh? Mica sono esperto di
vini). Ma anche questo è niente in confronto a quello che sto per scrivere: è
venuto fuori che questo surfista californiano agli inizi degli anni Ottanta è
stato sposato con l’attrice Carol White, che non conosco, ma che era
praticamente la Brigitte Bardot inglese (potete vedere le sue foto su
internet), nonché ex ragazza o moglie di Frank Sinatra, Richard Burton e Warren
Beatty. </div>
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Il surfista californiano di Santa Barbara e la Brigitte
Bardot inglese hanno vissuto per quattro anni a Londra in uno stabile di
proprietà di Paul McCartney e ha incontrato e parlato parecchie volte con John
Lennon. Potrei fermarmi qui, se non fosse che il bello deve ancora venire. All’epoca
‘sto qui era un carpentiere e tramite le conoscenze di sua moglie ha avuto l’occasione
di ristrutturare la villa di George Lucas, il regista di Guerre Stellari e della
saga di Indiana Jones (e dato che c’era ha conosciuto anche Steven Spielberg).
Forse non tutti sanno che Harrison Ford, prima di essere lanciato come attore
dallo stesso Lucas, era un carpentiere. E Lucas, proprio come fece con Harrison
Ford e in evidente delirio da carpentieri, propose al questo surfista
californiano di diventare un suo attore: e lui cosa ha risposto? Di no!
Comunque in quel periodo il surfista stava anche per scrivere la sceneggiatura
di un film, venutogli in sogno un notte come una folgorazione sulla via di
Damasco. Spinto dalla moglie attrice a completare la sceneggiatura, e forte
della conoscenza che aveva (e sottolineo aveva) con George Lucas, decise poi di
lasciarla nel cassetto per… 30 anni! L’ha ripresa in mano proprio in queste
settimane (quando moglie, George Lucas e contatti con Hollywood sono ormai
svaniti da decenni) e ci ha già detto la trama del film. Ma questa non posso
scriverla adesso, merita un post a parte... Chiaro, viene il dubbio che queste siano delle autentiche...<br />
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<a href="http://cineforumtrash.ilcannocchiale.it/mediamanager/sys.user/100792/Balle%20spaziali.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="http://cineforumtrash.ilcannocchiale.it/mediamanager/sys.user/100792/Balle%20spaziali.jpg" width="278" /></a></div>
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...ma ho controllato su internet ciò che ci ha detto e il fatto che sia stato sposato con la Brigitte Bardot inglese è certificato. Dunque temo che sia vero pure tutto il resto. </div>unjeanseunamagliettahttp://www.blogger.com/profile/09629078008820377484noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6491216232842678921.post-65412634773891552752012-06-21T11:29:00.001-07:002012-06-21T14:56:09.754-07:00Il primo tuffo nell'oceano in pieno giunnaio<br />
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Il primo bagno nell’oceano è coinciso con il primo giorno
ufficiale d’estate, che qui è stato anche il primo giorno di vero caldo, 33
gradi. Vero che siamo a fine giugno, ma qui la definizione migliore per questo
mese è ‘giunnaio’, perché fino all’altro ieri di mattina c’erano temperature da
primi dell’anno e la vera stagione balneare parte dal 4 di luglio, se il tempo
è propizio.</div>
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L’oceano sa di poveracce, quantomeno nella zona del
porticciolo: l’odore è lo stesso che c’è allo squero di Rimini, quell’inconfondibile
mix di cime piene di salsedine e nafta (dicasi ‘cima’la corda di un'imbarcazione). Dicevano che quassù l’acqua è freddissima ma non è mica vero: ho
fatto 3-4 tuffi ed è esattamente come a Rimini a giugno, solo più pulita. Cambiano solo
i pensieri perché, seppur vicino alla riva, quando sguazzi in queste acque non puoi non pensare a questo <a href="http://www.youtube.com/watch?v=UPEHygqoKZU">http://www.youtube.com/watch?v=UPEHygqoKZU<span style="color: black;"></span></a></div>
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Fino ad ora l’unico inconveniente dell'oceano è il
fondale pieno di sassi tondi e lisci, che a fatica ti fanno stare in piedi. Non
che facciano male, ma rendono la camminata un percorso ad ostacoli. Si conferma la sensazione che ho avuto qualche giorno fa: qui non esiste la salsedine, quantomeno non come da noi e anche l'acqua dell'oceano è molto meno salata di quella dell'Adriatico; se ti va negli occhi non brucia per niente e sembra quasi di stare in piscina. Quando si cammina su questa sabbia sembra di camminare sullo zucchero di canna, ha la sua stessa consistenza e colore. A riva ci
sono carapaci di animali che sembrano arrivare da un altro tempo, come se l’oceano
fosse una porta spazio-temporale sul Paleozoico: in spiaggia ci sono esoscheletri
di quelli che probabilmente sono granchi, ma che sembrano in tutto e per tutto
delle trilobiti di era preistorica.</div>
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La spiaggia è come quella di Fiorenzuola di Focara, stretta
ma più lunga, e all’ombra del faro di Edgartown. Ecco, qui c’è l’incontro che ti
fa capire come il mondo non è piccolo ma è microscopico. Si parla del più e del
meno con la guardiana del faro di Egartown, che si occupa anche di quello
della vicina cittadina di Aquinnah, quando spunta uno che al sentire nominare la
parola “Rimini” s’intromette nella discussione, dicendo che lui viene da
Toronto e che recentemente è stato dalle nostre parti per partecipare alla Nove
Colli. Qui a Martha’s Vineyard sto tizio va in giro con la maglia con su
scritto Hotel Belvedere di Riccione…</div>
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Una roba veramente strana è che qui i gabbiani (enormi) mica stanno
al mare, ma sono nell’entroterra, sempre che su un’isola
piccola esista un’entroterra. Qualche ‘cocalo’ si vede anche nella zona del
porto, ma a bazzicare la spiaggia sono soprattutto falchetti e uccelli tutti rossi che non sono riuscito ad identificare.<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjWDRGVjUelEJW54ZpXa-OQBFOKflZey4biTbBF7Ozw8vmnZRqDT2xDV_wUJLO4lDoW8V94-FpQYnSon_WuAq2eXzHfKqkh_h-g7uQIZvQME4DbC3HrK8JAf96CRKYq_GdD97C42cuhEh0/s1600/IMG_1639.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjWDRGVjUelEJW54ZpXa-OQBFOKflZey4biTbBF7Ozw8vmnZRqDT2xDV_wUJLO4lDoW8V94-FpQYnSon_WuAq2eXzHfKqkh_h-g7uQIZvQME4DbC3HrK8JAf96CRKYq_GdD97C42cuhEh0/s400/IMG_1639.JPG" width="400" /></a></div>
</div>unjeanseunamagliettahttp://www.blogger.com/profile/09629078008820377484noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6491216232842678921.post-45478575828793519372012-06-20T03:10:00.002-07:002012-06-20T03:24:28.037-07:00Anche Obama ha apprezzato i gelati di Marta la matta<br />
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Ancora non ho capito chi era la Marta di Martha’s Vineyard,
ma di sicuro non era Marta la matta, perché qui ci è capitata duecento anni
dopo che gli Stati Uniti hanno chiamato quest’isola così. Marta la matta si
chiamava Martha Mallory ed era nata a New York nel 1880. Dopo essersi laureata
ad Harvard incontrò Horace e stettero assieme diversi anni. Ma quando arrivò il
1929 Horace perse il lavoro e la casa e non avendo il coraggio di dirlo a
Marta, decise di lasciarle un messaggio e di non rivederla mai più. Marta
improvvisamente si trovò abbandonata e con problemi finanziari, ritornò a New
York, si chiuse in sé stessa e i bambini del quartiere la prendevano in giro
cantandogli “Marta la matta! Marta la matta! Dove vuoi andare, Marta la matta?”</div>
<div class="MsoNormal">
Fu in questo periodo che Marta la matta incontrò Irving, lo
sposò e da lui imparò a fare gelati. Quando Irving morì, Marta ripiombò nella
depressione e così decise di venire a Martha’s Vineyard, dove prese a fare
gelati per la gente durante le feste che c’erano sull’isola. La fama di Marta
nel fare gelati crebbe velocemente sull’isola. Lei morì nel 1950, ma in suo
onore nel 1971 nacque il Mad Martha’s Homemade Ice Cream, dove pure Obama si è pappato
il suo bel gelato l’anno scorso. Tutti quelli che sono venuti negli Usa mi hanno detto che i gelati fanno schifo, che sono fatti di plastica e che sarebbe opportuno scriverci sopra la scritta 'infiammabile'. Ecco, qui a Martha's Vineyard posso dire che non è così, sono tutti buoni e forse il merito di questa differenza sta tutto nell'arrivo sull'isola di Marta la matta, che matta non era. I veri matti sono tutti gli abitanti di qui che alle 7 della mattina con 10 gradi se ne vanno in giro con canottiera, infradito e calzoncini corti e quando bevono un bicchiere d'acqua ci mettono dentro 7-8 cubetti di ghiaccio.In compenso, per pareggiare, nei rubinetti o nelle docce non hanno l'acqua calda, hanno l'acqua ustionante, con tanto di cartello-warning: 'attenzione, qui l'acqua calda è veramente molto calda'. Fare la doccia a Martha's Vineyard è un allenamento da pugili: ti butti sotto il getto di acqua ustionante e lo schivi immediatamente, almeno per venti volte. Solo così riesci a sciaquarti completamente.</div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjHzfDVC0DfjE5MLWsPKlHDpK0sASR_GNbMTYuvEqJ5C2Mxvfji5wsg7IkHiyfPHUeMLNROIfViNOcGLgrVHBafGwl-eJOkSD-0Vm4hyjyHrcCOPCVINrYaWDKEpJ4dm1RCPXP1vRLFu5E/s1600/12062012266.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="223" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjHzfDVC0DfjE5MLWsPKlHDpK0sASR_GNbMTYuvEqJ5C2Mxvfji5wsg7IkHiyfPHUeMLNROIfViNOcGLgrVHBafGwl-eJOkSD-0Vm4hyjyHrcCOPCVINrYaWDKEpJ4dm1RCPXP1vRLFu5E/s400/12062012266.jpg" width="400" /></a></div>
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Comunque quando Marta la matta arrivò, a Martha’s Vineyard una persona su quattro era sorda
a causa di una malattia. C’erano poche
famiglie qui, si sposavano solo tra di loro e così la malattia si diffondeva.
Fu quando le leggi di Mendel preserò corpo nei primi del Novecento che venne
favorita l’immigrazione a Martha’s Vineyard per permettere
l’ingresso di nuove persone che, unite con quelle dell’isola, generassero
bambini sani. In pochi decenni la percentuale di sordità dell’isola si pareggiò
a quella normale degli gli Stati Uniti.</div>
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<br /></div>unjeanseunamagliettahttp://www.blogger.com/profile/09629078008820377484noreply@blogger.com